La fattoria delle vacche pettorute e sottone

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    - CAPITOLO 1 -

    Ragazzi, ragazze!
    Stanotte ho fatto un sogno.
    Ho sognato che mi chiamava la Giusy.
    - Chiaretta, Chiaretta, accendi il televisore. Subito!
    Accendo il televisore e scopro che la nostra premier sta mandando un videomessaggio a reti unificate:
    - Non ci possiamo permettere che costoro mettano in cattiva luce l'intero genere femminile e mettano in mente agli uomini strane idee su come dovremmo esser trattate...
    - Ma di cosa sta parlando?, chiedo alla Giusy per telefono.
    - Di te! O meglio... delle donne come te: masochiste e sottone. Ascoltala!
    Alzo il volume e mi concentro sulle parole della premier. È già da tempo che la cosa è nell'aria. Il governo estremista intende applicare una forma di femminismo che prevede l'esclusione sociale di quelle donne considerate remissive, troppo deboli e in definitiva senza palle per fare carriera.
    - Parlo a voi, femminucce in gonnella, che disdegnate tanto i pantaloni, che vi piace farvi mantenere e farvi trattare in modo disdicevole e indegno di una donna indipendente come noi la vogliamo. Vi staneremo tutte e vi metteremo nella posizione che preferite, isolandovi dal resto della società che non dovrà essere influenzata dalle vostre mollezze. Finora siete state un peso per la collettività. Ebbene, noi vi faremo produrre, che lo vogliate o no. Pertanto, state serene. Stiamo venendo a prendervi!
    Dicendo questo, la premier punta il dito verso la telecamera e parte uno spot di propaganda femminista, in cui vengono affiancate immagini di donne in carriera a quelle di donne casalinghe e languidamente sottomesse ai mariti. Un segno di divieto bolla queste ultime, mentre una voce fuori campo spiega che sta per nascere una donna nuova, gagliarda, spigliata, finalmente forte.
    - Oh Dio! E io adesso che faccio?, chiedo allibita e anche un po' spaventata alla Giusy.
    - Io fossi in te andrei subito a costituirmi. Magari la considerano un attenuante.
    Non me lo faccio ripetere due volte. Mi agghindo a tiro e infilato il tacco dodici mi presento al comando di polizia. Tra i sorrisi e le battute degli agenti, donne e uomini, rilascio le mie generalità e dichiaro, sottoscrivendolo, quanto segue:
    - Io, Chiara M., detta Sweety Chiaretta, dichiaro di essere masochista e sottona e di rendermi disponibile per mia volontà alle disposizioni del governo. Firmato: Chiaretta Sweety.
    Da quel momento, mi dicono, devo tenermi pronta per essere prelevata in qualsiasi momento dalla mia abitazione ed essere destinata ai reparti produttivi che mi competono.
    - È finita la pacchia, bella fichettina!, mi dice un'agente donna, ben piazzata e con i pantaloni d'ordinanza, rifilandomi una sberla sulla chiappa.
    - Adesso al ministro ti trovano un lavoro che fa per te e a giudicare dalle tue belle poppone, io un'idea già ce l'ho, aggiunge, sghignazzandomi in faccia.
    Passano i giorni, le settimane, i mesi e niente. Tutto tace. Poi finalmente, bussano alla porta:
    - Chiara M., detta Sweety Chiaretta, è lei? Ci segua, prego. No, non serve che porti la sua roba. Le valige gliele facciamo noi.
    Docilmente, a testa bassa, obbedisco agli agenti che subito mi ammanettano. Esco di casa, dove mi ritrovo tra ali di folla che inneggiano al governo, alla premier, al femminismo, alla donna forte e che ripetono il mio nome, dileggiandomi. Ci sono anche stuoli di giornalisti e di telecamere. Un agente mi dice che sono stati chiamati per mostrarmi al telegiornale come uno dei primi casi di arresto volontario di una femminuccia masochista e sottona.
    - Probabilmente seguiranno la tua vicenda anche nei prossimi giorni. Preparati a diventare famosa, bella mia!
    Caricata sulla volante, vengo portata prima al comando poi in un centro di smistamento per donne come me. Ce ne sono altre, ma nessuna si avvicina neppure minimamente alle dimensioni del mio seno.
    Un'agente ci interroga e ci ispeziona. Quando arriva il mio turno, l'attenzione generale si focalizza proprio sul mio petto:
    - Cosa abbiamo qui?, domanda l'agente tirandomi fuori le poppone dal balcone, soppesandomele, impastandomele e strizzandomele a piacimento.
    - Questa vacca va diretta in fattoria, sentenzia infine.
    Un applauso accoglie le parole dell'agente e senza perdere altro tempo vengo di nuovo caricata su una volante che esce dalla città. Una volta in campagna, raggiungiamo una fattoria, dove vengo consegnata al fattore, un contadinotto rotondo e cordiale.
    - Benedetto governo! Che manza mi hanno portato, esclama il contadino, tutto sudato.
    - Davvero posso farci quello che voglio?, chiede agli agenti, con il cappello in mano.
    - Certo, ora è sua e sotto la sua responsabilità, ma deve metterla in produzione, se lo ricordi. È un obbligo di legge.
    - Oh, sì, non c'è problema. Ha già il suo posto assegnato. Prima però me la posso chiavare? Così per fare conoscenza.
    - Se la signorina approva, sghignazzano gli agenti.
    Poiché il contadino sembra imbarazzato, gli stessi agenti aggiungono:
    - Ma suvvia, che domande sono? Questa è una sottona, mica ha bisogno del suo consenso, chiariscono e mi smanettano.
    - Wow! Vieni, bella pollastra, che adesso ti secco io. Te lo faccio sentire fino in gola, dice il fattore, afferrandomi per il polso e conducendomi in camera da letto mentre gli agenti se la ridono di gusto.
    Il contadino è un vero simpaticone e mi chiava venendo per tre volte. Soddisfatto, con le palle finalmente svuotate, mi porta nella stalla dove c'è, mi dice, la mia postazione.
    - Adesso da brava, infilati qui dentro che ti attacco alla mungitrice.
    - La mungitrice? Ma io non ho mica latte qui dentro, protesto io, indicandomi le poppone.
    - Questo è tutto da vedere, osserva il fattore e mi attacca i capezzoli a due protuberanze che iniziano a pompare energicamente.
    Con mia grande sorpresa, un rivolo di latte inizia a sgorgare dalle mie gigantesche poppe.
    - Visto? È l'eccitazione che ti fa produrre il latte. Sei una sottona, semplice. Non eri abituata a lavorare e quindi non potevi sapere quali fossero le tue potenzialità. Ma adesso vedi come ti facciamo produrre qua dentro. Portate la macchina!, grida e un paio di collaboratori entrano nella stalla con un marchingegno dotato di due bracci terminanti in altrettanti dildi.
    - Questa è per te. Fottendoti, produrrai più latte, mi spiega il fattore.
    Sono piegata in due, con le poppe aspirate dalla mungitrice e il sedere in aria. Il contadino e i suoi collaboratori, forse i suoi figli, armeggiano per puntare i due cazzi di plastica dritti sulla mia intimità: uno alla vagina e l'altro allo sfintere anale.
    - Dal verbale che ci ha fornito la polizia risulta che hai dichiarato di apprezzare il sesso anale. Faremo in modo che qui da noi non ti manchi mai, afferma il padrone della fattoria.
    - Sì, però temo che voi con questo affare mi sfondiate letteralmente e mi facciate solo un gran male, protesto io.
    Subito il contadino mi molla un ceffone sulla chiappa destra.
    - Ti chiamano Sweety, no? E allora sii dolce e mansueta e vedrai che non ti farai male e che andremo d'amore e d'accordo.
    Detto questo, il fattore dà l'ordine di accendere la macchina che inizia a vibrare i suoi colpi alternati, affondandomi nel culo e nella vagina.
    Onestamente, non posso dire che non mi piaccia.
    Inizio a mugolare e dai tre contadini, compiaciuti, parte un primo applauso.
    - Che bello è vederla così prostrata! Al ministero hanno avuto proprio una bella idea a portarcela qui, osserva il padrone.
    Dagli e ridagli, la penetrazione fa il suo effetto: il latte sgorga a fiotti da entrambe le poppone e viene raccolto in una cisterna che si riempie sempre più velocemente. All'unisono, cresce la mia eccitazione, che non riesco più a nascondere.
    - Ragazzi... se posso... vi chiederei...
    - Sì?
    - Vi chiederei...
    - Sì, ci vuoi chiedere qualcosa, Chiaretta?, fa il contadino, ridendosela sotto i baffi.
    - Ecco, se...
    - Dicci!
    - Più veloce, cazzo, più veloceeeeeeeeeeeee!!!, esclamo con una foga uterina che mi guadagna un secondo applauso.
    - Ma la accontentiamo subito, signorina Chiaretta. Vero ragazzi?
    Detto fatto, uno dei collaboratori maneggia il quadro dei comandi della macchina e le penetrazioni riservate alla mia vagina diventano subito più vigorose, martellanti e profonde di prima.
    - Oh, sì! Sììììììììììììì, esclamo.
    - Ti piace, eh, vacca troia?
    - Oh, sì! Sìììììììììììììììììììììììììììì, ripeto.
    - E allora ringrazia la premier che ti ha fatto questo regalo.
    - Oh, sì! Sìììììììììììììììììììììììììììììììììì. Grazie premier!
    - E ora dì quello che sei!
    - E cosa sono?
    - Dai, non è così difficile.
    - ...
    - Una vaaa...
    - Una vacca!
    - Troia e puttata! Brava, Chiaretta! E adesso godi!, esclama l'uomo azionando la macchina al massimo grado.
    - Oh, sì! Oh, sì! Sìììììììììììììììììììììì. Godoooooooooooohhh!
    E qui mi sveglio, rilassata e contenta, con l'immagine della mia prima cisterna di latte munto dalle poppone.

    Edited by Sweety Chiaretta - 26/8/2023, 11:57
     
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    - CAPITOLO 2 -

    Continuo a sognare.
    A furia di eccitarmi, riempio da sola un'intera cisterna di latte. I capezzoli mi fanno male da come sono sollecitati ma devo dire che la soddisfazione è tanta. Anche il fattore è soddisfatto, anzi, di più. I suoi collaboratori mi informano che vuole chiamare direttamente il ministero per ringraziarli di avermi mandata da lui.
    - Vedrai, tempo zero e avremo qui le televisioni a fare i servizi di apertura del telegiornale.
    Non sbagliano: telecamere, fotografi, microfoni, registratori, blocchetti per prendere appunti, telefonini. In men che non si dica sono accerchiata da un autentico fuoco di fila. Il circo mediatico ha acceso i sui riflettori e me li sta puntando addosso con una curiosità e un'insistenza fuori dal comune. Mi stordiscono e per me che sono imbragata, completamente nuda, messa lì a quattro zampe, nella mia postazione, con le poppone attaccate alla mungitrice che intanto non smette di pompare latte, cavandomi fuori anche l'anima da quanto fa male, non ho proprio modo di sottrarmi.
    - Sweety Chiaretta, lei è la prima femminuccia masochista e sottona che è stata messa in produzione dall'attuale governo. Ha qualcosa da dichiarare?, mi chiede una giornalista, allungandomi un microfono sotto il naso.
    - Mah, non saprei che dire, abbozzo io.
    - Sweety Chiaretta, come si sente ad essere trattata come una vacca da munta e da monta?, insiste un altro giornalista che si fa spazio tra la calca dei colleghi.
    - Mah, che dire? A parte il fatto che mi sembra mi stiano strappando i capezzoli a morsi, con questo coso - mi lamento, un po' risentita - tutto sommato, non è poi così male.
    Un senso di ilarità generale e di eccitazione si diffonde nel circo mediatico. Qualcuno e qualcuna, tra i giornalisti, i fotografi e i cameraman, si mette spudoratamente a ridere.
    - Non è così male, dice. Quindi dà ragione alla premier? Trova giusto che una parte del mondo femminile venga messo alla produzione forzata, secondo le proprie attitudini?
    - Questo non saprei dirlo. Non mi intendo di politica, confesso candidamente e strappo nuove risate alla platea.
    - Però una cosa la voglio dire.
    Subito tutti si zittiscono e in rigoroso silenzio aspettano che la dica, la mia verità:
    - In meno di una giornata mi sono fatta chiavare dal capo, ho riempito un'intera cisterna di latte tutta da sola e mi sono lasciata fottere davanti e dietro da una macchina allo scopo preciso di incrementare la produzione. Posso dire di sentirmi soddisfatta. Come donna, come femmina, come appartenente a quella parte del genere femminile che magari oggi è bistrattata e relegata ai margini della società, ma che nei secoli ha sempre contribuito alla nascita e alla crescita della prole. Spero che bevendo il mio latte anche le nuove generazioni di uomini e donne forti crescano più gagliardi e più forti che mai, come vuole la nostra premier.
    Un applauso sorge spontaneo dalle ultime fila di chi mi ascolta, oltre lo stuolo dei giornalisti. Il fattore ha invitato anche le persone comuni a godersi lo spettacolo della mia mungitura, o come dicono i giornali, della mia messa in produzione.
    - Ma non trova che tutto questo sia fortemente lesivo della sua dignità come persona prima ancora che come donna?, azzarda un cronista.
    - Beh, non posso negarlo, ma cosa vuole che le dica?
    - Non so, dica quello che vuole.
    - Il fatto è...
    - Sììì?
    - Il fatto è che...
    - Suvvia, signorina, con parole sue.
    - Il fatto è che mi garba farmi fottere, mi garba da morire e che qui, in questa fattoria, ho trovato pane per i miei denti. Oh, l'ho detto!
    - Viva la sincerità!, esclama qualcuno dal pubblico e giù tutti a ridere.
    In quel momento interviene il fattore.
    - Signori, questa ragazza ha una predisposizione naturale a farsi fottere e a produrre di conseguenza intere cisterne di latte, che verrà presto imbottigliato e che troverete sugli scaffali dei supermercati. E questo è solo l'inizio perché dal ministero mi hanno confermato che sono in arrivo altre femminucce masochiste e sottone, con tette dalla quarta misura in su, pronte per essere attaccate agli appositi macchinari, così da rendere la produzione seriale e continua. Se permettete vi darò ora dimostrazione di come Chiaretta sappia eccitarsi e produrre ancora più latte.
    Alle parole del fattore, ricompare la macchina fottitrice, che viene puntata alla mia vagina. Con uno schiocco di dita lo stesso fattore comanda:
    - Musica!
    Per la stalla si diffondono le note di "Barbie Girl" degli Aqua, mentre ritmicamente il pubblico batte le mani. La macchina viene azionata e un importante cilindro di plastica mi invade la vagina, la cervice e l'utero fino ad affondare sul punto G che trapasserebbe a sua volta se non fosse fisicamente impossibile.
    - Diamola al massimo, ragazzi!, ordina ancora il fattore.
    La macchina imperversa nella mia intimità regalandomi attimi di autentica gioia e patimento.
    Sul mio volto si disegnano smorfie che le telecamere e i fotografi si impegnano a immortalare attimo per attimo. Inizio a mugugnare inseguendo il primo orgasmo, mentre dal mio petto sgorgano sempre più potenti fiotti di latte caldo, opportunamente incanalato nei tubi della mungitrice e da qui in una nuova cisterna pronta da riempire.
    - Oh sì! Oh sìììì! Oh sììììììììì! Godoooooooooooooohhh!
    Ridotta così sono un vero spettacolo e il pubblico non resiste alla tentazione di avvicinarmi e di chiedere un selfie con me.
    - Un selfie con la vacca, signori e signore, mi canzona il fattore.
    C'è chi mi accarezza e chi mi tira i capelli. C'è chi mi bacia sulla guancia e sulle labbra, chi mi strizza le tette e chi mi schiaffeggia il culo, chi mi chiede di succhiargli il cazzo e chi si mette in posa mostrando i muscoli o facendo smorfie ridicole, con l'idea di imitarmi.
    Sono una vera celebrità.
    Verso sera, quando la stalla si è svuotata, il fattore mi viene a trovare con il telefono in mano.
    - È una tua amica. Ti ha visto in televisione e ti vorrebbe parlare. Fai veloce però, che devi riposare. Domani si ricomincia a produrre dall'alba, te lo dico.
    È la Giusy.
    - Oh, cara, ma ti trovi davvero così bene lì in fattoria? No, perché tutti i giornali hanno esaltato questa tua nuova posizione nella società. Qualcuno ancora critica la premier, ma in generale sono tutti concordi nel dire che hai trovato la tua dimensione e che sei una donna felice e realizzata. Però non so, io ti conosco bene e non mi sembri così felice in veste bovina. Adesso ad esempio vorrei essere lì con te e abbracciarti e dirti che in fondo è solo un brutto sogno.
    - No, Giusy, ti sbagli. È proprio un sogno per me stare qui e di dirò la verità, che ho sempre sognato di essere trattata come una vacca da munta e da monta. Quindi questo al di là delle trovate propagandistiche del governo, questo è il mio sogno e ci sto bene. Mi mungono e mi fottono. Nient'altro. Dopotutto, sono mai stata buona a fare qualcosa di concreto? Onestamente, penso che il mio posto nella società sia questo e anzi, spero che tu comprerai il mio latte e che lo berrai alla mia salute, o che verrai anche tu a trovarmi, come fanno i turisti a caccia di selfie e che posterai il tuo selfie con me sui social, scrivendo: ecco la mia amica Chiaretta, una femminuccia masochista e sottona, che ha finalmente trovato il suo posto nella società grazie al nuovo governo estremista. Bevete il suo latte, vi farà bene!
    - Ti voglio bene, Chiaretta.
    - Anch'io, Giusy.
    - Lo sai che domani verrà a trovarti la premier?
    - No! Non me l'hanno detto.
    - Preparati allora. Domani sarà un gran giorno per te, vedrai. In televisione la premier ha già detto di essere fiera di come, testualmente, ti hanno messa in riga. Verrà con tutta la sua retorica e diventerai il principale spot della sua propaganda politica. Sei contenta?
    - Mah, guarda, se posso essere sincera mi interessa poco della premier, ma l'idea di essere usata, beh, che ti posso dire? Mi fa bagnare, ecco.
    Terminata la telefonata, il fattore riprende il suo telefono e già che c'è mi ispeziona.
    - Ma Chiaretta, siamo ancora bagnate lì sotto?, mi chiede, tutto allegro.
    - È che parlando con la Giusy... il fatto della premier... cioè, voglio dire...
    - Non dire niente, va', che è meglio, conclude il contadino, slacciandosi i pantaloni e calandosi i boxeroni.
    Prima che possa aggiungere altro, mi sento afferrare per i fianchi e poi vigorosamente tirare per i capelli.
    Accolgo il suo cazzo duro come una benedizione.
    - Avanti, cavallina! Fammi sentire come nitrisci bene!

    Edited by Sweety Chiaretta - 23/8/2023, 21:09
     
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    - CAPITOLO 3 -

    L'indomani, la produzione parte al'alba, come promesso dal fattore. La pompa che mi estrae il latte viene azionata in automatico al canto del gallo. Il suo rumore mi sveglia così come il dolore che mi prende entrambi i capezzoli, stretti in due sorte di ventose che aspirano a più non posso. Il latte però è tutt'altro che abbondante e anche la consistenza, a giudicare dalla cisterna che si riempie a fatica, non è granché. A bloccare tutto è proprio il fattore, che entra trafelato nella stalla.
    - Accidenti a voi, non dovevate azionare subito la mungitrice. Prima la si deve coccolare e fottere e dopo, solo dopo, si può iniziare a mungerla. Ma vi devo spiegare tutto?, strepita in direzione degli assistenti.
    Spegne il macchinario e osserva il poco latte estratto di prima mattina.
    - Bleah! È rancido e fa il caglio. Questo è tutto da buttare. Perché non seguite le mie indicazioni?, insiste il fattore.
    Quindi, si rivolge a me con fare dolce e paterno.
    - Non ti preoccupare, Chiaretta. Non ce l'ho con te, ma con quella masnada di deficienti con cui lavoro. Proprio oggi che viene in visita la premier. Adesso ti slego, così ti rifocilli e sei nuovamente pronta per produrre, mentre ti intervistano, dice lui.
    Mi leva dall'imbracatura in cui ero costretta, mi toglie con uno strappo le ventose della mungitrice dai capezzoli e mi aiuta ad alzarmi.
    - Oh, grazie! Com'è gentile oggi...
    - Chiamami padrone, bellezza, mi dice il fattore, schioccandomi un bacio sulla guancia.
    È molto carino e diverso da quello che mi ha chiavata vigorosamente e senza il minimo riguardo, appena il giorno prima. Si vede che prova affetto per me e una forma di gratitudine per quello che gli sto dando. Mi conduce a braccetto in sala da pranzo, dove il tavolo è apparecchiato con ogni ben di Dio.
    - Fai una colazione abbondante, Chiaretta. Mangia tutto quello che vuoi e poi preparati che tra un paio d'ore arriva la premier.
    Intanto che mangio, sento che nella stanza a fianco il fattore discute con la moglie, la quale non sembra affatto contenta del trattamento di favore che il marito mi ha accordato.
    - Io quella vacca in casa non ce la voglio. Che stia in stalla a rifocillarsi, non in casa mia.
    - Ma sì, amore, è solo per oggi. Poi quando arriveranno anche le altre allestiamo una mensa a parte.
    Intanto che origlio, il rombo di un motore sconvolge l'aia.
    - Aspetta. Deve essere arrivata la troupe della premier per il trucco. Chiarettaaaaaaaaa! Hai finito di mangiare? Dai, che ti devi fare bella per la nostra premier.
    Vengo sottoposta ad un'ora di trucco e parrucco, ricostruzione e smalto alle unghie di mani e piedi, fard, ombretto, belletto, rossetto carico, che mi rende le labbra turgide e piene. Infine, arriva il non trascurabile permesso a rivestirmi. La troupe della premier sceglie per me un coordinato di mutandine di pizzo rosa e reggiseno contenitivo delle mie forme strabordanti, completato da un vestitino a fiori leggero, molto semplice, che dà sul celeste. Come calzature vengono scelti un paio di sandali aperti per lasciare vedere lo smalto delle unghie, con un discreto tacco, del genere che si annodano i lacci fino al polpaccio. Infine, i capelli mi vengono tirati e pettinati all'indietro così da essere raccolti in una coda. Qualcuna dello staff già li chiama: "redini".
    L'arrivo della premier è sottolineato dal solito stuolo di giornalisti che non mancano mai di seguirla. Il fattore, buonuomo, mi presenta come fossi la figlia che non ha avuto. La premier mi bacia due volte sulle guance, ma i suoi occhi lasciano intravedere un velo di invidia per le mie forme esagerate, che non manca però di sottolineare con gesti complimentosi.
    - Allora è contenta di trovarsi qui? Il ministero non ha sbagliato collocazione, sta lavorando secondo le proprie attitudini, giusto?, si sincera la premier.
    - Oh, sì, signora premier. Grazie. Diciamo che non disdico il modo con cui mi stanno trattando, anche se spesso risulta grossolano e irrispettoso della mia dignità. Però sì, mi piace e soprattutto mi sento utile. Non pensavo, sinceramente, che sarei stata in grado di produrre un'intera cisterna di latte tutta da sola.
    - Non mi sorprende. Il programma è giusto pensato per scoprire e valorizzare le vostre potenzialità. Adesso però basta convenevoli. Cominciamo questa giornata lavorativa e mostriamo al mondo cosa possono fare Chiaretta e tutte le femminucce masochiste e sottone, con le poppe a mongolfiera, come lei. Chi la rimette al suo posto?, chiede la premier.
    - Io, io. Con vero piacere, afferma il fattore.
    Senza aggiungere altro, il contadinotto mi strappa letteralmente il vestito di dosso, lacerandolo in due pezzi.
    - Ooooooh!, esclamano meravigliati e compiaciuti i membri dello staff presidenziale, mentre i giornalisti registrano la scena.
    Con mosse altrettanto nette e virili, il contadinotto mi afferra per la coda e mi trascina alla mia postazione, dove vengo messa a quattro zampe e imbragata nella struttura di ferro che conosco ormai bene e che mi impedisce di muovermi. Quindi, mi sfila i sandali, mi abbassa energicamente le mutandine fino a metà coscia e mi slaccia il reggiseno, cosicché le mie poppe sobbalzano di fuori e l'indumento mi scivola lungo le braccia, fino a terra.
    La premier lo afferra ed io, alzando le mani, le permetto di sfilarmelo del tutto. Quando ce l'ha in mano, lo fa roteare più volte in aria con un sorriso compiaciuto, come fosse un lazo o un trofeo da esibire. La gente, che nel frattempo si è accalcata attorno, applaude, mentre una raffica di flash immortala il momento.
    - E adesso, sotto a produrre! Ma prima, se permettete, vorrei mungerla da me. Portate un bicchiere, prego, è l'ordine perentorio della premier.
    Subito un bicchiere di vetro trasparente si fa strada tra lo staff. La premier lo afferra e lo posiziona sotto il mio capezzolo sinistro. In quel momento interviene il fattore.
    - Un attimo. Dobbiamo azionare una macchina là dietro perché il latte venga fuori fresco e abbondante.
    La premier, che ha capito al volo, lo ferma:
    - Non ce n'è bisogno. Abbiamo il nostro hitachi, vero ragazze?
    Una dello staff si fa avanti con la bacchetta magica. Fa il giro della postazione, accende la bacchetta con un 'click' e con estrema nonchalance mi appoggia l'estremità vibrante sulla vagina e sul clitoride.
    Ragazze, sarà la situazione, sarà la vibrazione, saranno gli ordini perentorie impartiti dalla premier, non so: fatto sta che inizio a bagnarmi come una fontana.
    - Beh, direi che qua siamo pronte, afferma la ragazza dello staff, ridacchiando.
    - Bene, fa la premier, afferrandomi la prima poppa che ha sotto tiro.
    Me la strizza e un fiotto di latte fresco schizza dal capezzolo direttamente sul fondo e sulle pareti interne del bicchiere. Un nuovo boato saluta il secondo schizzo e poi il terzo e il quarto. Le mani della premier ghermiscono anche la poppa destra e mi liberano di altro latte che si aggiunge a quello appena estratto dalla sinistra. E avanti così, mentre io socchiudo gli occhi dall'eccitazione e con la punta della lingua sul labbro inferiore emetto mugugni di piacere:
    - Mmmmmm sì, sì... ancora... sì... mmmmmmmm...
    La premier mi guarda e fa un simpatico gesto con le spalle, sempre rivolta a telecamere e fotografi:
    - E io che ci posso fare?, sembra dire, sorridendo soltanto.
    Ora che il bicchiere è colmo, la premier molla la presa dal mio petto, che torna a ballonzolare, ancora carico di latte, a pochi centimetri da terra.
    Lo alza.
    - Brindo all'inizio di una nuova era, in cui ogni femminuccia masochista e sottona troverà il suo posto nella società. Le opposizioni hanno sempre sostenuto che il nostro progetto fosse folle, disumano e addirittura impraticabile. Invece abbiamo dimostrato che esso non solo è utile socialmente, ma incontra il piacere e anzi il godimento di questa sottospecie del genere femminile, che volontariamente o meno verrà coinvolta nel progetto e assorbita nei vari reparti produttivi, da noi opportunamente allestiti. Il caso di Sweety Chiaretta è poi esemplare perché testimonia come su base volontaria una femminuccia di tal fatta possa ambire alla felicità producendo litri di latte, che saranno presto a disposizione del consumatore...
    Finito il discorso, la premier si porta il bicchiere alla bocca e lo tracanna di gusto.
    - Buonissimo!, esclama, tirando un grosso respiro e suscitando un nuovo applauso tra la folla.
    Un collaboratore le si avvicina e le sussurra qualcosa all'orecchio.
    - Ottimo. Volevamo fare una sorpresa a tutti voi e la sorpresa è riuscita. Entrino le nuove reclute!, comanda la premier con un gesto eloquente.
    Dalla porta della stalla entra uno stuolo di ragazze ammanettate, tutte nude, maggiorate (anche se nessuna si avvicina lontanamente alle mie misure, diciamolo subito), che a seconda del caso, sorridendo o a testa bassa, si dirigono in gregge verso l'assiepamento di pubblico e giornalisti.
    Il fattore non riesce a contenere la gioia, né l'eccitazione. Insieme ai suoi collaboratori organizza all'istante un appello. Ogni ragazza, che si fa avanti per rispondere presente al proprio nome, viene smanettata, viene afferrata per un polso o per i capelli e viene condotta alla sua postazione, dove a sua volta viene imbragata e attaccata alla mungitrice.
    Qualcuna si lascia andare a risatine civettuole e sorride a fotografi e telecamere, facendo ciao con la manina, schioccando e mandando baci a casa, salutando mamma e papà e facendo l'occhiolino agli spettatori. Altre tentano di mantenere un sussiegoso contegno, salvo sbragare in risate uterine e un poco isteriche, nel momento in cui vengono messe a quattro zampe e attaccate ai macchinari. Non manca neppure chi piange, non si capisce se per gioia e per l'emozione di essere lì, o se per la paura e la vergogna di scoprirsi appartenere ad una parte del genere femminile rifiutato dalle stesse donne, oggi proiettate alla carriera e determinate a colmare finalmente le distanze che da sempre le separano dagli uomini.
    Infatti, se gli uomini osservano la scena con eccitazione e quasi con affetto, le donne presenti nella stalla indirizzano alle nuove arrivate un misto di insulti e scherno:
    - Patatine! Avete finito di farvi mantenere. Adesso si lavora, si produce. Latte fresco! Ce l'abbiamo, il latte fresco, nelle tettone?, le canzonano.
    Una bella ragazza, che si sofferma a mandare bacini ad una telecamera, viene raggiunta addirittura da uno sputo. Una delle più scalmanate, tra le astanti, capita l'antifona, va direttamente lei a prendere una delle più avvenenti e ben dotate. L'afferra per i capelli e dicendogliene di ogni la trascina alla sua postazione. Con grande soddisfazione la chiude nell'imbracatura e la attacca personalmente alla mungitrice.
    Poi, non contenta e spinta dall'approvazione generale, chiede di poter avere l'hitachi che era servito a bagnarmi. Glielo danno volentieri e lei, mostrandolo al pubblico, lo accende. Quindi piano piano lo avvicina alla vagina della poveretta, la quale ancora piange per il dolore arrecatole da quei modi così bruschi.
    - Sigh... Sob... Ooooooooooooooooooooh, la ragazza cambia subito registro.
    Le vibrazioni che regala l'hitachi sono pura magia, per noi femminucce. È impossibile resistergli e infatti la ragazza si bagna abbondantemente come era già capitato a me e mugola di piacere. Intanto la scalmanata si lancia in una sorta di spettacolo a favore del pubblico. Con smorfie del viso sottolinea, ridicolizzandolo, il piacere che la poverina sta provando sotto le sue cure.
    Quindi spegne l'hitachi.
    - Ooooooh... Ah... No... Ancoooooora, la scongiura la ragazza e quella, compiaciuta, allarga la bocca in un sorrisone.
    Fa sì con la testa e galvanizzata dal giubilo della folla, riaccende l'hitachi.
    - Oooooooh, sì, oooooooh...
    Lo spegne.
    - No... Ancooooooraaaa...
    Lo riaccende.
    - Oooooooh, sì, oooooooh...
    Lo segno di nuovo.
    E così via.
    Finché non si stanca. Allora rifila un ceffone sulla chiappa della malcapitata. Riconsegna l'hitachi allo staff della premier e lascia la poverina a lamentarsi per non avere raggiunto l'orgasmo.
    Tornando tra la folla, che l'acclama, mostra i bicipiti, come fosse un vero maschio, esemplare perfetto di donna forte, come piace alla premier:
    - Ecco, avete avuto una prova concreta di ciò che vogliamo e di ciò che non vogliamo: femminucce propense alla sottomissione verranno sottomesse, come è giusto che sia, da chiunque vorrà esercitare su di loro il proprio dominio. Perciò domani voglio indire una festa per fare conoscere a tutti il nostro programma di segregazione e integrazione. Adesso però, forza, tutte al lavoro. Voglio che produciate latte, latte in quantità, afferma la premier, prima di andarsene, applaudita da tutti.
    Le mungitrici pompano latte da ogni mammella. Saremo una trentina di ragazze o giù di lì. Nella stalla entrano le macchine fottitrici. Io sono già bagnata, quindi la mia non fatica a penetrarmi. Le altre vengono prima lubrificate. Inizia un concerto di mugugni, di sospiri, di esclamazioni di godimento pieno o strozzato.
    A coprire il tutto ci sono ancora le note di "Barbie Girl" degli Aqua. Deve essere una sorta di presa per i fondelli nei nostri confronti.
    Ricordo che anch'io avevo una Barbie e che mio fratello si divertiva a farla incaprettare da Ken.
    Quando protestavo, mi rispondeva:
    - Tranquilla. Imparalo già da ora, perché sarà questo il tuo destino.
    Come aveva ragione!

    Edited by Sweety Chiaretta - 24/8/2023, 08:57
     
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    ho letto intanto il primo capitolo! wow bellissimo che almeno in sogno realizzi uno dei tuoi più grandi desideri, di diventare una vera vacca da mungere. Sei di proprietà di un contadino che addirittura ti attacca a una mungitrice e per farti uscire più latte ti scopano per bene!! Sei proprio una femmina sottona e masochista mmmm
     
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    CITAZIONE (kaplan @ 24/8/2023, 14:17) 
    ho letto intanto il primo capitolo! wow bellissimo che almeno in sogno realizzi uno dei tuoi più grandi desideri, di diventare una vera vacca da mungere. Sei di proprietà di un contadino che addirittura ti attacca a una mungitrice e per farti uscire più latte ti scopano per bene!! Sei proprio una femmina sottona e masochista mmmm

    Grazieeee kaplaaaaan!!!
    Per me sarebbe veramente un sogno che si avvera: essere attaccata a una mungitrice e produrre litri e litri di latte!
     
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    hai trovato un vero padrone nel fattore, e mi eccita troppo che da brava masochista e sottona sei felice di fare del bene al paese riempiendo col tuo latte intere cisterne :P
     
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    CITAZIONE (kaplan @ 24/8/2023, 14:52) 
    hai trovato un vero padrone nel fattore, e mi eccita troppo che da brava masochista e sottona sei felice di fare del bene al paese riempiendo col tuo latte intere cisterne :P

    cerco di fare del mio meglio: di base sono una persona altruista e mansueta 😂 😂 😍
     
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    la scena in cui la premier vuole provare le tue tettone tanto enormi ed è felice di mungerti e di farti godere mi ha fatto impazzire! :D
     
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    CITAZIONE (kaplan @ 24/8/2023, 15:10) 
    la scena in cui la premier vuole provare le tue tettone tanto enormi ed è felice di mungerti e di farti godere mi ha fatto impazzire! :D

    ti giuro, kaplan, ha fatto impazzire anche me.
    neppure so se sono riuscita a rendere l'idea del vigore con cui mi ha munta: come a dire, qui comando io e se per caso ti fa male il capezzolo, vedi bene di non lamentarti!
     
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    Bellissimo, anche meglio di quelli della baby sitter, avevo Anche pensato di mio storielle del genere, con una cornice diversa. Bravissima davvero, poi ti ci avrei vista davvero in queste situazioni 😛😉
     
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    CITAZIONE (Enrico Rubbioni @ 24/8/2023, 15:30) 
    Bellissimo, anche meglio di quelli della baby sitter, avevo Anche pensato di mio storielle del genere, con una cornice diversa. Bravissima davvero, poi ti ci avrei vista davvero in queste situazioni 😛😉

    Grazieeeeee 😜 sei un tesoro!
     
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    bellissimo pure il finale!! davvero tuo fratello si divertiva a incaprettare la povera Barbie con Ken?? ahahaahaha
     
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    Sei tu che sei bravissima e tra tutto hai una carica erotica strepitosa
     
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    CITAZIONE (kaplan @ 24/8/2023, 15:37) 
    bellissimo pure il finale!! davvero tuo fratello si divertiva a incaprettare la povera Barbie con Ken?? ahahaahaha

    ma ti giuuuroooooo!!! e io mi incazzavo e lui mi diceva: sveglia, come credi che nascano i bambini, con la cicogna?? ahahahah

    CITAZIONE (Enrico Rubbioni @ 24/8/2023, 15:38) 
    Sei tu che sei bravissima e tra tutto hai una carica erotica strepitosa

    Troppo buono, Enrico! Diciamo che mi do da fare 😜 😘
     
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    Certo, facendo così salire il desiderio anche a me 😉😛
     
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