- Giochi da Tavolo 2 -

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    Ciao HotJuice, ogni tanto riappaio anche io :happylove:
    Ho deciso di rimettere mano a quello che è stato il racconto di maggior successo che ho scritto su questo forum.
    Lo posterò ad episodi, così, per il gusto di tenervi sulle spine :P
    Non è un vero e proprio sequel, non come ve lo aspettereste, ma nemmeno un reboot (mi pare di parlare di Pokémon per Switch LOL).
    Capirete cosa intendo solo leggendo, ma la sostanza è che ho voluto rivedere il tono e l'approccio di questa storia, rendendola MOLTO più realistica e assicurandomi che soprattutto le signorine potessero apprezzarla ancora più dell'originale.
    Buona lettura!



    Il primo capitolo (se non lo ricordate): https://hotjuice.forumfree.it/?t=67850623



    GIOCHI DA TAVOLO 2





    Il D-20 finì la sua corsa fra le pedine abbandonate sul tavolo, diciannove, nessuna luce rossa, nessun grido trionfale.
    Claudia si morse un labbro, ridestandosi dalla sua assurda fantasia.
    Le erano bastati i pochi e tesi secondi di quel lancio, per fantasticare sul concatenarsi di eventi, che l’avrebbero immersa in un turbinio di corpi, sesso e depravazione.
    Arrossì, sentendo i capezzoli farsi rigidi sotto la maglietta nera.
    “Peccato...” Pensò, poi aggrottò la fronte. “No, peccato un cazzo, sei impazzita?!” Si disse in silenzio.
    - Fanculo, per un pelo! - Esclamò Daniele sconfortato.
    - Ti odio… - Mormorò Riccardo, rivolto a Daniele, mentre Mauro sbuffava.
    Paolo trasse un sospiro di sollievo. - Bene, se abbiamo finito con questi teatrini… -
    Claudia si fece paonazza in volto e si alzò di scatto dalla sedia, dirigendosi ad ampie falcate verso l’uscita. - Siete dei cretini! - Ringhiò, sbattendosi la porta alle spalle.
    I tre giocatori la guardarono sbigottiti, senza sapere come reagire. - No, dai, si scherzava… - Disse Daniele, interrotto dallo schianto dell’uscio.
    Paolo si passò una mano in viso. - Giuro, se per questa buffonata perdiamo l’unica ragazza dell’intera scuola che gioca a D&D, vi mollo e vi cercate un altro master. -
    Così dicendo Paolo si alzò a sua volta, seguendo i passi dell’amica.
    Daniele aprì la bocca per replicare, ma Riccardo gli rifilò una gomitata. - Lascia perdere, meglio stare zitti a questo punto… -
    Claudia tratteneva a stento le lacrime, mentre percorreva il corridoio in penombra.
    - Dove cazz… - Mormorò a denti stretti, poi riconobbe la porta in fondo a sinistra, entrò nel bagno e si chiuse la porta alle spalle.
    Era stata poche volte a casa di Paolo, sempre per giocare, mai da soli…
    Girò la manopola del rubinetto e lasciò che l’acqua scorresse nel lavandino, lo faceva spesso anche a casa sua, - Non sprecare acqua! - , si lamentava sempre sua madre, e aveva ragione, ma non le importava, quello scroscio la rilassava, escludeva ogni altro rumore di fondo, la faceva sentire più isolata e al sicuro, cose delle quali ora aveva un disperato bisogno.
    Immerse due dita nel getto e le passò sugli occhi, rinfrescando le palpebre arrossate e lavando via le lacrime; prese un respiro profondo, ma tremante.
    “Ti odio, mi fai schifo…” Si disse in silenzio, osservando la propria immagine riflessa.





    Claudia ne era ben consapevole, non stava piangendo per la stupidità dei suoi amici, o perché avevano cercato di farla spogliare, “Sono maschi.” , se lo era detta più volte e lo aveva sentito ripetere da chiunque: “I maschi sono fatti così, vogliono solo una cosa.”
    - Fanculo… - Mormorò a denti stretti. “E quello che voglio io?” Quello era il vero problema e Claudia lo sapeva, quella fantasia, così perversa, così sporca e violenta… Non è una cosa da ragazze, i ragazzi pensano a quelle cose, i ragazzi fanno quelle cose.
    - Fanculo, fanculo, fanculo! - Si ripetè lei in un sibilio.
    Che quella stupida convenzione fosse vera o meno, Claudia sapeva che quel genere di desideri avevano due prezzi e due misure ben diversi per maschi e femmine: Se fosse uscita dal bagno, in quell’istante, si fosse strappata i vestiti di dosso e avesse sfogato tutte le sue voglie, cosa sarebbe successo? Loro quattro se ne sarebbero di certo vantati, sarebbero stati degli “eroi”, dei veri uomini, e lei? Una puttana ovviamente…
    Con l’acqua che ancora scorreva nel lavandino, si mise a sedere sulla tazza chiusa e infilò una mano nei pantaloni, sfiorando le mutandine di pizzo nero.





    Si era vergognata quando le aveva comprate, ricordava lo sguardo della commessa, come per dire: “Cosa se ne fa una ragazzina di queste?”
    - Fanculo. - Mentre le dita di una mano insistevano sula stoffa nera, le altre raggiunsero un seno, stringendolo.
    Dischiuse la bocca e strizzò gli occhi, mentre vibrazioni di piacere le scuotevano la spina dorsale.
    Cercò di non pensare a niente, voleva masturbarsi in fretta per calmarsi e riottenere un poco di compostezza, prima di tornare dagli altri, non poteva rischiare che i suoi occhi tradissero i suoi veri desideri.
    Nonostante i suoi sforzi, la sua mente indugiò su un ricordo che riaffiorò nel momento meno opportuno: la sua unica esperienza, un anno prima, nello squallido bagno della palestra.
    Lui le piaceva, aveva un fisico asciutto e scolpito, faceva palestra… Lo ripeteva spesso.
    Non avevano quasi nulla in comune, erano usciti insieme per una settimana, dopo le lezioni; le prendeva da bere al bar a due isolati dalla fermata del tram, era figo e per lei era sufficiente.
    Quel giorno educazione fisica era all’ultima ora, se ne erano già andati tutti, ma lei era rimasta, inventandosi una scusa idiota che nemmeno ricordava.
    Pochi minuti dopo lui l’aveva raggiunta nello spogliatoio delle ragazze, non avevano nemmeno parlato, avevano deciso in anticipo cosa avrebbero fatto e le parole sarebbero state di troppo, avrebbero solo rischiato di imbarazzarsi… Quantomeno lei.
    Dopo essersi strappati di dosso i vestiti, madidi di sudore, Claudia si era letteralmente lasciata cadere sulle ginocchia e gli aveva afferrato il pene: Era duro e pulsava sotto le sue dita morbide, ma non era grande come se lo era immaginata, non sembrava adatto al corpo atletico di lui… Ma non aveva importanza, quella tensione, quella vibrante voglia di sesso le offuscava i sensi e la mente.
    Aveva visto diversi porno, sapeva quello che doveva fare, ma quando lo prese in bocca indugiò, insicura sul come muoversi.
    Ci pensò lui a guidarla, prendendola dalla nuca ed infilando il fallo più a fondo.
    Lo sentì muoversi sulla lingua, sfiorando poi la gola, non era così grosso da andare oltre quel punto, ma bastò ad abbattere ogni sua inibizione.
    Cominciò a muoversi con maggior disinvoltura, mentre con una mano si appoggiava al suo inguine e con l’altra raggiungeva il proprio.

    Le mancò l’aria e si ritrasse, non intendeva smettere, non ci pensava affatto, ma in quel momento notò lui che estraeva il cellulare dalla tasca dei pantaloni calati, con un sorriso furbo stampato in viso.
    In un istante tutta l’eccitazione si trasformò in rabbia, verso l’idiota che stava rovinando quel momento e verso sé stessa, per essere stata così sciocca da fidarsi di lui.
    Si asciugò le labbra col dorso della mano, e gli afferrò le palle, stringendo abbastanza da fargli capire la situazione, ma non tanto da farlo gridare.
    - Hey ma che cazz… - Provò a protestare lui, ma lei strinse più forte.
    - Sei un imbecille – Imprecò Claudia guardandolo inferocita. - Dammi quel cazzo di telefono! -
    - Calmati, io volevo solo… -
    - Volevi solo farmi un bel video mentre ti succhiavo l’uccello e poi farlo vedere a tutta la classe, o magari metterlo su internet! - Lo interruppe lei, stringendo ancora la presa. - Ora dammi quel fottuto telefono! -
    -Va bene, va bene! - Squittì lui, consegnandole l’apparecchio.
    Claudia lo prese e lo analizzò per qualche secondo, nessun video, nemmeno foto, ma l’applicazione della fotocamera era ancora aperta… Doveva dargli una lezione.
    Si allontanò da lui e prima che questi potesse fare alcunché, gettò il cellulare in un cesso.
    La osservò con occhi sgranati. - Ma lo sai quanto cazz… -
    - Abbiamo chiuso. - Lo interruppe lei, mentre riprendeva la maglietta e la faceva scivolare a fatica sull’abbondante seno sudato. - Fanne parola con qualcuno e giuro che te lo stacco. -
    Così dicendo se ne era andata, lasciandosi alle spalle la sua prima ed unica esperienza sessuale, nonché il più grande e stupido rischio che avesse corso fino ad allora.
    I ragazzi sono eroi e le ragazze sono troie, ma non si è mai visto un eroe che si fa mettere i piedi in testa da una troia… Lui non parlò.



    Era un idiota e non ci aveva più parlato, ma il ricordo del suo corpo nudo e della sensazione del suo fallo sulla lingua, le venivano in aiuto in momenti come quello.
    Le dita spingevano con più decisione sulla stoffa delle mutandine, ormai umida, che ruvidamente le tormentava il clitoride.
    Mugolò di piacere, ma si trattenne, lo scrosciare del rubinetto non avrebbe di certo coperto i suoni che desiderava emettere in quel momento.
    - Claudia sei là dentro? - La voce di Paolo la fece sussultare.
    Aveva chiuso a chiave? Il dubbio la mandò nel panico e si alzò di scatto, ma aveva ancora i pantaloni abbassati ed inciampò, picchiando la fronte sulla parete opposta.
    - Va tutto bene?! - Chiese Paolo preoccupato, girando la maniglia per venirle in soccorso, ma scoprendo che la porta era chiusa a chiave.
    “Menomale” Pensò lei sospirando, mentre si raddrizzava, massaggiandosi la fronte.
    - Claudia? - Insistette lui.
    - Si, sono qui… - Rispose lei con tono stizzito.
    Improvvisamente, qualcosa le fece vibrare il petto ed il cuore sussultò, che fosse… ?
    - Lasciami in pace. - Disse ancora, ed un nuovo sussulto le diede conferma: Parlare con Paolo dopo essersi toccata, con i pantaloni ancora abbassati e le mutandine bagnate, le dava un brivido di piacere, anche se c’era una porta a separarli e lui non la poteva vedere, era il rischio ad eccitarla.
    Si sfilò la maglietta, lasciando scoperti gli abbondanti seni, ed i capezzoli, come ciliege acerbe, s’irrigidirono.

    - Ti prego Claudia, devi lasciarli perdere quelli, fanno tanto i cretini ma la verità è che nemmeno sanno come è fatta una ragazza… -
    Lei indugiò un istante, poi fece un passo verso la porta, probabilmente si trovava a mezzo metro scarso da Paolo, nuda, solo le mutandine di pizzo nero indosso.
    Vi infilò una mano e sfiorò il clitoride, mordendosi un labbro. - Non… Non è una buona ragione. -
    Paolo interpretò la sua voce, resa incerta dal piacere che lei stessa si stava procurando, come un segno del pianto.
    - Perdonami io… - Cominciò lui con incertezza. - Non avrei dovuto permettergli di fare i cretini, è colpa mia. -
    Claudia non rispose, non sapeva che dire e anche se l’avesse saputo, non avrebbe potuto parlare mentre con le dita esplorava il proprio corpo.
    Non ricevendo risposte, Paolo incalzò: - Vedi a volte i ragazzi fanno i cretini senza rendersene conto, ma la verità è che ci teniamo a te, mi piaci e…
    Forse furono le ultime parole di Paolo, forse il braccialetto di perle di legno che sfregava contro il clitoride, o una combinazione delle due cose, ma in quel preciso momento Claudia non riuscì a trattenere un gemito, mentre finalmente veniva.
    Si portò immediatamente una mano alla bocca, accigliandosi, mentre le sue cosce tremavano.
    - Cioé, volevo dire, CI piaci! Ci piaci… - Si corresse lui, mettendo enfasi sulla correzione.
    Lei tirò un sospiro di sollievo, aveva interpretato quel verso come un’esclamazione di sorpresa, probabilmente, del resto chi avrebbe mai potuto pensare che si stesse masturbando a un passo da lui.
    “Stupida, stupida, troia e ninfomane, ma che cazzo sto facendo?!” Pensò asciugandosi le gambe con della carta e affrettandosi a rivestirsi.
    “La cosa peggiore è che lui ti piace, ma vorresti comunque farteli tutti, fai schifo!”
    Prese un respiro profondo, si sciacquò la faccia e chiuse la manopola del lavandino.
    Dopo un istante di esitazione aprì la porta, indossando lo sguardo più acido che riuscì a simulare.
    - Certo che VI piaccio, senza di me il party non avrebbe superato il primo dungeon. - Così dicendo superò Paolo e tornò nella stanza dove gli altri li aspettavano.
    Claudia non lo notò, ma Paolo trasse un profondo sospiro di sollievo mentre la seguiva.
    Quando tornarono ai propri posti, gli altri iniziarono a sciorinare le scuse più banali, Daniele suggerì persino che, se lei avesse voluto, avrebbe potuto in qualche modo vendicarsi, e loro non si sarebbero opposti.
    Claudia finse di non ascoltarli, ma prese nota delle parole di Daniele, un modo di vendicarsi l’avrebbe trovato.
    - Bene ragazzi. - Disse Paolo passandosi una mano fra i ricci castani. - Direi che possiamo chiudere qui stasera. Però ho una proposta per la prossima partita, settimana prossima.-
    - Giochiamo al parco? - Suggerì Mauro.
    - Giochiamo di sera, come cazzo facciamo a giocare al parco, imbecille! - Lo apostrofò Riccardo, mollandogli uno schiaffo dietro la testa.
    - Propongo una sessione cosplay. - Dichiarò Paolo con un sorriso trionfale.
    - Eh? - Fece Daniele inarcando un sopracciglio.
    - Mi spiego… - Rispose Paolo gesticolando. - Ci vestiamo come i nostri personaggi, questo dovrebbe aumentare l’immersione… Certo, sarebbe perfetto poterlo fare al parco, come diceva Mauro, ma sarà già buio e… -
    - Facciamolo a casa mia. - Disse Claudia interrompendo il Game Master.
    - I miei genitori settimana prossima sono in vacanza, possiamo stare sul tetto, ho una specie di giardino e l’illuminazione è decente. -
    Paolo aggrottò la fronte, poi la sua espressione si rilassò e sorrise. - Sarebbe perfetto! -
    - Figata! - Esclamarono Mauro e Riccardo all’unisono.
    - Hai un giardino al posto del tetto? - Chiese Daniele con aria confusa.
    Claudia fece spallucce. - Vedrai. -

    Quella notte Claudia non riuscì a dormire, non riusciva a levarsi dalla mente quello che era successo, ma soprattutto quello che aveva immaginato e desiderato.
    Ripensava anche a Paolo, ai suoi occhi neri e intensi, a quella vena sul collo…
    “Chissà se si gonfia quando fa degli sforzi… Chissà com’è la sua pelle quando è sudato, se ci potrei scivolare sopra, se...”
    Mentre si masturbava i pensieri tornavano di continuo a lui, ma nelle sue fantasie non era solo, anche se era il centro delle sue attenzioni.
    Daniele, Mauro e Riccardo erano come le spalle di un eroe, tanti volenterosi “Robin” per il suo Batman, non poteva farne a meno.
    Mentre sognava di aggrapparsi al cazzo di Paolo, c’era quello di Mauro a penetrarla da dietro, mentre Daniele e Riccardo si masturbavano su di lei.
    “Maledizione è davvero così che sono? Paolo mi piace e, anche se per sbaglio, credo che lui abbia ammesso che gli piaccio anche io… Potrei avere l’uomo che voglio, perché devo sempre volere di più?!”
    “Gli uomini sono eroi, le donne sono troie.” Quell’idea, quella stupida frase fatta continuava a tormentarla, anche le notti successive, insonni e sudate come la prima, continuava a ripetersi che doveva disprezzarsi per ciò che desiderava, ma al tempo stesso sapeva che era ingiusto.
    La notte prima del giorno della partita, si svegliò di soprassalto, con un piano folle e geniale al tempo stesso: Avrebbe dato a Paolo la possibilità di dirle quello che realmente provava, se lui non l’avesse fatto, avrebbe comunque ottenuto la risposta che cercava.



    Edited by - Cenere - - 8/5/2018, 05:03
     
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