Calende Erotiche

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  1. Faunus
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    De facto è il mio primo racconto erotico completo, spero di non aver scritto in maniera noiosa e troppo ripetitiva. Pensavo fosse anche più lungo come racconto, quindi tanto meglio, avevo timore che un racconto troppo lungo potesse annoiare. Un po come i rapporti che superano i 45 minuti, oltre è noia a mio parere.


    Orgia


    Era una comunissima mattina, li a scuola, durante quel mercoledì piuttosto freddo e pungente. Mi stavo dirigendo da Anna, una mia amica piuttosto intima, anche se l’ho conosciuta pochi mesi fa, nella tromba delle scale di servizio. Di solito non ci passava nessuno, tranne durante l’intervallo, ma noi ci saremmo incontrati durante il cambio dell’ora, non m’interessava fare tardi alla lezione di matematica, in quel periodo studiavo le funzioni e non avevo affatto voglia, di perdere il mio tempo in questa maniera. La raggiunsi e ci sedemmo sui gradini, fianco a fianco, per palare in tranquillità.

    - Questa sera c’incontreremo nel parco abbandonato, ricordi dove si trova? - mi chiese lei
    - No non ricordo. - risposi
    - E’ facile, sali la collina dietro scuola e vai dritto finché non trovi una lanterna accesa. - rispose lei
    - Ok, perfetto. Ma cosa dobbiamo fare sta sera? - chiesi innocentemente, non ricordavo cosa dovevamo fare
    - C’è il festival! - rispose, come se desse per scontato che sapevo di che parlasse
    - Il festival? Vuoi dire, tipo una festa in maschera? - chiesi stupidamente
    - Ahahahah! - rise divertita lei - Dimenticavo che è il tuo primo festival, tu non ti preoccupare, porta con te il vestito bianco che ti ho regalato. - continuò, dopo la sua risata

    Non capivo, ma mi limitai ad annuire, e poi ricordai della veste bianca; lunga con un corto cappuccio, avrei di sicuro messo anche altre vesti sotto, faceva troppo freddo già di giorno, figuriamoci la sera.
    Giunta la sera mi preparai in fretta e con molta curiosità nel cuore, mi diressi verso il luogo indicatomi, camminando per circa un quarto d’ora. Trovai la lanterna accesa e continuai dritto, per poi giungere in un boschetto al cui centro, si poteva intravedere un barlume di luce. Vi erano Anna, Sara, Maria, Carlo ed Angelo, ma vi era anche un’altra figura, più alta, che riconobbi subito, era il nostro professore di religione, Anselmo. Quell’uomo era oltre i sessanta ed aveva una barba buffa, con baffi ad ali di gabbiano, durante le sue lezioni siamo soliti scherzare sul suo modo di pettinarsi la barba. Sorpreso mi diressi da quest’ultimo, per porgli domande a dirotto, ma venni fermato da Anna, che mi prese per il braccio.

    - Niente domande! In questo posto gli uomini non possono parlare. - disse severamente Anna, stringendo con forza il mio braccio

    Mi limitai ad annuire, di certo non avrei incominciato a parlare, dopo il fulminante sguardo di Anna. Tutti prendemmo posizione in un esagono, segnato nel prato con delle scie di sale, ad illuminare la scena vi erano quattro candelabri, con delle candele accese, mentre un piatto leggermente rialzato, bruciava dell’incenso bianco.
    Una sorta di rito, io ero posizionato su di uno degli angoli e davanti a me c’era Sara, una rossa bellissima, con due seni sodi ed accattivanti. Il professore iniziò a borbottare qualcosa, in una lingua a me ignota, poi le ragazze si posero in ginocchio dinanzi i suoi piedi. Vidi gli altri spogliarsi, denudarsi completamente, vedevo i seni di Anna, Maria e Sara, ognuna metteva a nudo la sua superficie d’argilla, plasmata dalla natura durante la loro crescita. Anna era piuttosto in carne, non molto, ma comunque era visibilmente più rotonda, con capelli lunghi e mori. Mentre Maria era bionda e bassa, con seni più piccoli e timidi, rispetto a quelli di Sara ed Anna. Mentre Sara era la più bella, la più formosa ed affascinante. Ma non potei non notare anche Carlo ed Angelo, i due si assomigliavano fisicamente, molto magri e leggermente esili, ma i genitali di Carlo erano piuttosto grandi, mi sentivo pieno d’imbarazzo nel vedere tali nudità, dei miei amici. Le ragazze si portarono al centro dell’esagono, inginocchiandosi dinanzi al professore, nude senza veli a proteggerle. Il professore prese una ciotola da terra, era piena di un liquido rossastro, a tratti nero, vi immerse due dita ed iniziò a muovere i polpastrelli sui visi delle ragazze. Il tutto era surreale, ma quel che non poteva immagine, stava per accadere soltanto adesso; due creature comparvero dalla nera boscaglia, una prese il posto lasciato vuoto dell’esagono, da Sara, ed un altro sbucò da dietro la punta di Angelo, alla mia destra. Il professore fece un paio di passi indietro, le ragazze si alzarono. Un peso, un grande peso incombette sulle mie spalle, una terza di quelle creature, comparve dalle mie spalle e si appoggiò su di me. Ero spaventato, non sapevo cosa fossero, cosa volessero, anche se assomigliavano ad umani, non lo erano. Avevo testa umana e pelosa, con barba scompigliata, piccole corna che sbucavano dai loro rossi ricci, mentre le gambe non le avevano, avevano zampe di capra, con pelo bruno e zoccoli, ma di umano avevano i genitali. Peni lunghi e di un certo spessore, pendevano nel mezzo dei loro arti inferiori, mentre un sorriso malizioso e pieno di desiderio, destava i loro sguardi.
    Un attimo dopo, il professore borbottò altro e le creature, si mossero insieme a Carlo ed Angelo, verso le ragazze. Iniziarono a scambiarsi baci, carezze, palpatine, non ci capivo più nulla. Le ragazze ridevano, erano divertite e Carlo ed Angelo erano li, che si masturbavano, mentre osservavano i fauni accoppiarsi con le ragazze, che venivano penetrate dai peni enormi delle creature, in ogni loro orifizio. Non persero troppo tempo con dei preliminari, le ragazze erano in varie posizioni; Anna a pecora, che sorridente di piacere, con le guance rossastre, godeva nel essere trapanata dal enorme pene della creatura. Sara e Maria pure godeva, come porche, ad essere ben sbattute; la prima con la schiena posta sul prato, con le gambe divaricate verso la bestia, che premeva e premeva, per poi afferrare i grandi e sodi seni della ragazza. Lei iniziò a gemere, veniva aperta completamente, mentre i suoi occhi si facevano più lucidi. Ma era Maria, quella a sentire maggiormente la penetrazione; era visibilmente più esile e dai fianchi ben più stretti, con la sua vagina piccola e delicata, sfondata dalla possanza del pene della creatura, che poco prima posava sulle mie spalle. Questa sembrava indiavolata, continuava a premere con forza e con violenza, mentre Maria era appoggiata sul lato sinistro del suo esile corpo, con le braccia tirate dietro le sue spalle e tenute ferme, con la stretta della mano della bestia, che era sufficientemente grande per mantenere entrambi i polsi dell’inerme ragazza. La creatura sembrava eccitarsi sempre più, mentre con l’altra mano prese la caviglia destra di Maria, per tenere la gamba alta, per sfondare meglio la fighetta della ragazza. Questa era affaticata, presa di mira, colpita nei suoi punti più caldi, affascinanti e deboli. Non c’è la faceva più. Ormai negli occhi si notava l’eccessivo godimento, provocatogli da quel gran martellamento, tanto che poteva più trattenersi.

    - Aaaaah! Aaah! Troppo...troppo grande...Ah! - gridava stridula, mentre l’eccitazione della creatura si trasformava in movimenti più rapidi e violenti, con versi che emanavano tutta la sua foga.

    Ma anche questa bestia era vicina al limite, i suoi gemiti si facevano più forti ed alti, finché il suo pene non sfrecciò via dalla figa di Maria, riempiendo il suo pancino delicato, del suo seme bianco, viscoso, molto caldo. La bestia ansimava, ma la povera Maria ancora di più, riprendeva tutto il respiro che poteva.
    Ora si aggiungevano anche Angelo e Carlo, a quel enorme orgia di genitali, seni e fondo schiena, le creature accoglievano pure loro, gli permettevano di entrare a far parte di questa innaturale orgia. Il professore, invece, rimaneva fermo, impassibile, come un guardiano silenzioso.
    Carlo pose i suoi grossi genitali sulla bocca di Sara, che ancora stava venendo sbattuta come un panno, dalla creatura, che non intendeva smettere di palpare e schiaffeggiare i seni sodi e perfetti della ragazza. Lei era estasiata, adorava sentire la creatura dentro di se, arrivando ad essere toccata nei misteriosi cunicoli del suo apparato, dal enorme pene della creatura. Ma adorava anche sentire le palle di Carlo sulla sua bocca, a portata di lingua, così iniziò a succhiarle, mentre con la lingua faceva da letto per le dotate parti intime dell’amico. Carlo era compiaciuto, le sue palle erano grosse quasi quanto quelle delle creature, ma il suo pene non aveva niente di speciale, ma a lui piaceva, piaceva molto sentire la lingua calda di Sara, che viaggiava per la superficie del suo scroto. Si stava toccando, nel frattempo, non riusciva a trattenersi, doveva farlo, era più forte di lui, la sua eccitazione. Cominciò a sfregare molto velocemente, voleva fermarsi, gli è lo si leggeva negli occhi, ma non ci riusciva, Sara era troppo brava ad usare la lingua e Carlo lo capiva. Sfregava e sfregava, ormai era vicino.

    - No...ah! Devo...non ancora...ah ah aaah! Aaah! Ah!- diceva trattenendo le labbra, il suo intento era chiaro, ma la sua natura era più forte.

    Sborrò con ferocia sul collo di Sara, mentre continuava a sfregare il suo pene, come a voler far uscire tutta la sua essenza. Era arrivato, il pene si abbassò velocemente, di certo la resistenza non era il suo forte. Carlo si abbandono e si distese sul prato, rilassato con le braccia aperte ad angelo, Sara ridacchiava maliziosamente, sapeva che era brava.
    Angelo, inspiegabilmente, essendo il più bello e con il fisico più atletico, nonostante sia piuttosto esile, si fiondò su di Anna, che era ancora a pecora. La creatura che le stava sfondando la vagina, si distese e lasciò che Anna si mise sopra di lei, ovviamente iniziò a saltellare sul pene della bestia, ancora ben impalato al interno del suo ventre. Ma Angelo sbucò da dietro e le spinse la schiena, così che Anna si trovò ad esporre il suo ano, mentre la lingua della creatura volle imboscarsi nella sua bocca. Angelo prese il suo pene in mano ed iniziò a masturbarsi, mentre l’altra mano la posò sul sedere di Anna e con il pollice, iniziò a varcare la soglia.

    - No! Non li!- diceva ansimante Anna, il calore provocato dalla forte penetrazione, non lasciava scampo alla sua voce.

    Angelo incominciò ad allargare con il dito e fece una passata con la sua lingua, ad usare la saliva come lubrificante. Poi si accinse ed iniziò a spingere, prima delicatamente, poi più forte. Non bastava ancora, bisognava allargare l’orizzonte e dunque fece più volte dentro e fuori, aumentando sempre più d’intensità, fino a rendere l’ano di Anna, accessibili come la sua vagina. Lei iniziò a gracidare, ardente fuoco di piacere e dolore, si mischiavano nel suo animo, mentre su tutti i fronti veniva martellata. Come tra il martello e l’incudine, Anna si sentiva schiacciata e colpita, ma questo gli piaceva, gli procurava piacere e soddisfazione. Iniziò a cedere e la diga crollò, inondò il pene della creatura, mentre continuava a spingere e spingere, come se non ci fosse un domani e la stessa cosa, faceva Angelo con il culo di Anna.
    Io ero li fermo, mi sembrava tutto così innaturale, strano e...piacevole, affascinante, eccitante. Sentivo il mio membro alzarsi, come a voler puntare la direzione che volesse prendere, mentre sentivo uno strano prurito eccitante allo scroto. Ma non riuscivo ad avvicinarmi, ero come bloccato, ma non sapevo da cosa. Finché la creatura che aveva tremendamente penetrato Maria, non spostò il suo sguardo verso di me, incominciai a preoccuparmi, che avesse anche altri gusti? Al momento era il pensiero che più mi spaventava. La bestia si alzò furiosamente, e raggiungendomi in un lampo, mi si parò dinanzi, alta e possente, con il suo pene ancora eretto, lungo e pulsante, verso di me. Allungò le sue braccia verso di me, fino a prendermi per la veste, con un colpo netto la strappò in due ed iniziò a denudarmi. Ero troppo spaventato per muovermi, per reagire, mi ritrovai nudo, con le mie parti migliori eppure così misere rispetto le sue, scoperte alla luce della luna. La mia eccitazione era scomparsa, il mio pene si era ritirato ed era diventato molto piccolo, per il freddo e per il timore. La creatura iniziò a spingermi per il collo, portandomi fino a Maria, dandomi una spinta abbastanza forte, per farmi cadere davanti a lei. Alzai lo sguardo e vedevo quello di Maria, spaventata tanto quanto me, la creatura la indicava e mi spintonava con l’altra mano. Che volesse? Voleva che facessi sesso con Maria?
    Si, lo voleva.
    Ero imbarazzato ed intimorito, ma al guardare le nudità della ragazza sentì uno stimolo, uno stimolo forte, anche se non era il tipo di ragazza che mi piacesse. Forse il suo sguardo debole, fragile e spaventato, riusciva a farmi sentire meglio. Ma cosa dico, mi faceva sentire forte, quindi presi in mano la situazione, il mio pene si alzava sempre più e quando la toccai, raggiunsi il culmine dell’erezione. Ora il mio attrezzo si presentava nella sua forma più forte e virile ed avevo il comando, prendendo la ragazza per le spalle e spingendola, a modo che esponesse il suo culetto a me. Crudelmente, senza lubrificare, senza rendere morbido l’ingresso, con un colpo deciso e violento, iniziai a penetrale l’ano. Lei iniziò a gemere di dolore, e questo mi eccitava, ero più vivo che mai. Iniziai a spingere e spingere, ero come un martello che non fermava la battitura, violento e forte, sfondavo l’orifizio della ragazza. Mi ero trasformato ero divenuto violento e forte, colpivo e colpivo, iniziai anche a schiaffeggiare le sue chiappe, fino a renderle rosse come il fuoco. Ogni ceffone era più forte dell’altro, più cattivo, maggiormente carico di violenza ed eccitante superiorità, avevo il controllo. Intanto la creatura si pose davanti a Maria, mentre teneva il suo pene enorme ed ancora pulsante, ben eretto.

    - AAAAAH! BASTA! BASTA TI PREGO! BASTAAA! - urlava lei, colpita ripetutamente dalla mia ferocia, mentre osservava spaventata l’attrezzo della creatura

    La bestia aspettò che la bocca di Maria fosse aperta completamente e spinse con il pene, al interno della sua galleria primaria. La lingua di Maria rimaneva in parte fuori, mentre era schiacciata e le labbra stese al massimo, mentre la creatura iniziò a muoversi avanti e dietro dentro di lei. Mise una mano sulla testa della ragazza, mentre con l’altra teneva il suo pene, così Maria non avrebbe potuto in alcun modo, sottrarsi al trapanamento della sua bocca. Ora era zitta, non riusciva a far uscire neanche un mugolio, per quanto era riempita la sua bocca e placcata la sua lingua, fino alla gola. Io ero quasi arrivato, stavo trapanando da dieci minuti, con foga e violenza, non avevo più energie, le stavo sprecando tutte, per far sentire la mia superiorità a Maria.

    - Eccomi! Ah! Ah! Ah Ah Aaaah! - ero venuto

    Venni nel suo ano, lo riempì come una brocca, e rimanevo dentro, al caldo, non sentivo più il freddo, ero stanco, ma accontentato e non intendevo spostarmi. Intanto Angelo e la creatura, inondarono il viso di Anna, che iniziò ad avvicinarsi a me, per dirmi:

    - Visto, questo è il tuo primo festival, come ti sembra? - mi chiese, ansimante e con gli umori dei due in faccia

    Angelo era seduto si stava riprendendo, mentre la creatura era ancora in piena eccitazione, nonostante sarà venuto già ben tre volte. Io non risposi, tolsi il pene dal culetto di Maria, scoprì con piacere che era ancora ben dritto, ero orgoglioso, perché dimostravo maggior possanza di Carlo ed Angelo, mi misi in piedi e portai in ginocchio Anna. Posai una mano dietro la testa della mia amica e guardandola con un sorriso, la portai su di me! Si, gli è lo misi tutto in bocca ed aiutandomi con entrambe le mani, sulla sua testa, spingevo avanti e dietro, con tutte le mie forze. Non sapevo perché lo facevo, non mi piaceva neanche esteticamente, non mi erano mai piaciute le ragazze in carne. Ma forse la suggestione, forse il momento o le compagnie, o la mia eccessiva superbia, mi spinsero a gettare nella sua bocca calda e grassa, il mio pene ancora pulsante. La mia violenza non se ne andava, ero ancora pieno di fuoco dentro ed iniziai a colpirla, schiaffi in faccia, sulla testa e sulle tette, ogni tanto tiravo fuori il pene e lo usavo come un manganello, sulla sua faccia dalle guance grosse e rosse. Non so dire per quanto continuai, ma dopo un po, tolsi il pene dalla bocca e giusto in tempo, per ricoprirle la faccia completamente. Poi la guardi ansimante e dissi:
    - Mi è piaciuto, mi è piaciuto tanto… - non aggiunsi altro, mi sedetti ero praticamente vuoto

    Ormai al apice del godimento, ero venuto due volte e non credevo che sarei riuscito a tirarmi ancora su, ero troppo rilassato e compiaciuto di me stesso. Ma fu in quel istante, in cui mi accingevo a rimanere a terra, che il bel visetto di Sara mi si parò davanti.

    - E a me niente? - disse, fingendo di essere offesa
    - Ecco… - dissi lievemente ed imbarazzato

    Dannazione! Mi ero spompato con Anna e Maria, due ragazze che neanche mi piacciono di genere, stupido me. Ora farò una figuraccia con Sara, apparendo come molle e debole.
    Lei iniziò a camminare sopra di me, non pestandomi ma semplicemente passando con il suo bel corpo sopra di me, fino a trovarci nella posizione del 69. Avevo la sua figa sfondata in faccia, a pochi centimetri dal naso, ero affascinato da quella bella visione, mentre sentì la mano di Sara afferrarmi lo scroto, iniziando a massaggiarlo con il palmo, come se dovesse fare un vaso in argilla. Poi iniziò a strisciare la mano più in alto, fino a giungere al mio pene, steso sulla mia pancia, ma che iniziò a pulsare come a nuova vita. Lo afferrò e raggiunsi subito l’apice della durezza, poi sentì le sue labbra posarsi sulla mia cappella, alquanto arrossata e gonfia, infilò tutto il mio pene nella sua ribollente bocca. Poi, come un’illuminazione divina, la sua lingua, che iniziò a girare intorno alla fessura, una sensazione indescrivibile, la mia eccitazione salì alle stelle e stavo già per venire. Ma dovevo resistere, non potevo terminare così presto, dunque portai la mia mente ad altro. Allungai le mani ed alzai il collo, iniziando a limonare con la vagina aperta, un intenso colpo di lingua per iniziare, per poi infilare la lingua come solo io so fare. Leccare in superficie è troppo poco, bisogna andare più affondo, girare la lingua mentre è dentro il suo ventre. Lei s'inarcò tutta ed iniziò a gemere, di piacere e soddisfazione, portando la sua bocca lontana dal mio pene, salvandomi da un’eruzione prematura. Lei era tutta un fuoco ed eccitata, come poche altre volte prima nella sua vita, la sentivo, sentivo che era pronta, che stava per arrivare. E finalmente giunse; una scia di liquefatto piacere investì il mio volto, lei rise ammaliata ed io soddisfatto. Dunque lei si portò a pecora, con la schiena tutta inarcata, che chiamava il mio pene a raccolta. Ripresi tutte le mie forze e diretto come un missile, mi fiondai nella sua vagina, ormai ben più che spiazzata e bagnata. Iniziai a penetrare, prima piano e con movimento circolare, ma poi mi lasciai trasportare dal mio istinto; le afferrai violentemente i capelli ed iniziai a trapanare con foga, con violenza, come con le altre. Volevo dimostrarle che ero ancora in forze, ancora potevo dare tanto e farle molto di più. Ma lei era più avanti, rise e mentre rideva diceva:

    - Ahahah! Ma li non sento più niente ahah! Vai un po più su… - m’invitò maliziosamente, a penetrarla nel ano

    Non me lo feci ripetere freneticamente, passai da un orifizio all’altro, senza temere di farle male o di avere difficoltà nel entrare, anche perché entrai subito, senza problemi. Iniziai subito a colpirla con il mio cazzo al interno del suo culo, ero invaghito dalla foga, colpivo e colpivo, trascinando tutto il mio tronco al interno della sua galleria. Il fuoco era il figlio di quel unirsi di corpi, mi stavo scopando la ragazza più figa che conoscessi ed ero all’apice, non avrei mai potuto pensare di avere una migliore prestazione sessuale. Ma fu proprio quanto mi sentì alla cima, che caddi. Vergognosamente ero venuto, quasi senza accorgermene, dentro il suo culo, senza molto controllo. Non erano passati neanche cinque minuti. Lei sentiva il mio sperma caldo dentro di lei e tornò con il suo sorriso.

    - Ahahahah! Già finito? - disse

    Ero finito, rimasi amareggiato da me stesso, mentre lei si levava dal mio cazzo.
    Ma poi si mise con il viso verso il mio, e mi baciò. Una lunga limonata che acquietò la mia vergogna, la mia vuotezza. Ora ad ogni luna nuova, io ed i miei amici ci riuniamo per farci una gran bella scopata, e non c’è volta in cui mi fiondo su Sara per ultima, ma sempre per prima. A modo di potergli dare tutta la mia sborra in faccia, o in ogni suo orifizio.
     
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