Storia (Background) GDR.

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    Non crediate mi faccia piacere star qua a descrivere la storia di questo mondo. Del resto è una storia che ho scritto io. Io e i miei compagni Dei, che comandiamo su questo ed altri mondi. Astrol, è il mio nome, degli Dei sono il padrone. Dio del potere possiedo la capacità di cambiare tutto in quello che mi pare e piace.
    Sprecare fiato per spiegare come funziona questo buco di mondo non è cosa che faccio volentieri. Ma una mia Dea subordinata, Vralia, ne aveva bisogno per un qualche tipo di archivio; e non si rifiuta mai una settimana di sesso con lei. Sì con i poteri di cui dispongo non mi è difficile trasformare una qualsiasi donna in lei, ma non avrebbero un'esperienza di 10.000 anni sulle spalle.

    Ma basta discutere di cose superflue, arriviamo al punto. Partirò dal passato... per quanto avrei voluto evitarlo.

    Quando sono nato, in questo mondo, ero una di quelle persone che soffriva per la guerra. Come sappiamo gli umani sono esseri violenti e bellicosi. Questo mi portò a morire a soli dieci anni. Convinto di andare in un luogo oscuro, nel nulla come si credeva all'epoca, venni invece fatto Dio dagli unici due Dei che regnavano in quel tempo. Vralia, vecchia più di me di 3000 anni, e Lothen colui che tutti gli umani nel futuro si convinsero che fosse l'unico Dio.
    Lui mi assegnò l'abilità di disporre del potere, grosso sbaglio. In poco tempo imparai che quell'abilità mi permetteva di ottenere qualsiasi potere esistente e non nell'intero cosmo. Desiderai dunque di avere il potere di uccidere un Dio. Vi lascio immaginare la patetica fine che fece quell'essere al quale ero grato per il potere conferitomi, ma che odiavo per non aver salvato mia madre dai ripetuti stupri e botte subiti. Lothen era convinto che la guerra giovasse noi Dei essendo che le preghiere di quei fantocci gli donavano forza. Ma non si era reso conto di aver preso in cura proprio uno di loro. In quel periodo, quando lo uccisi, avevo circa 5500 anni. Era conosciuto come l'anno 0 dagli umani per la così detta nascita di Gesù. Che non era altro che un burattino a cui avevo donato qualche potere di troppo.
    Uccidento Lothen divenni io il Dio supremo e da quel giorno, nessuno osò più contraddirmi. Nessuna delle tante divinità che regnavano con me ad Akromia, una dimensione inaccessibile agli umani. Fu sempre in quel periodo però, che mi innamorai perdutamente di Bralia, la Dea della Fertilità. Tra tutti, lei si ergeva maestosa, coraggiosa, bellissima.
    Durante un consiglio, indetto per rimediare all'ennesimo danno di Cahos, lei fu l'unica che si azzardò a contrastare le mie opinioni. Ebbe il coraggio di alzarmi persino la voce contro, sfociando il tutto in una lunga litigata. E se dicono che l'amore è anche l'essere equi questo era il caso perfetto. Dopo qualche secolo lei divenne la mia regina. Ma il periodo di felicità non durò molto, perché un errore mio le fu fatale. Mi scordai di donarle l'immortalità. Dovrebbe essere proprio la base per ogni divinità a cui avevo permesso di sedere al mio fianco... eppure, quella dimenticanza mi portò alla disperazione. Per colpa degli umani, il suo cuore cedette... ed il mio con il suo.
    Di primo impatto, scatenai la mia furia contro Vralia, convinto che fosse anche colpa sua dato che gli umani coopulavano continuamente senza fermarsi. Ma poi rivoltai la mia ira contro di loro. Scatenai guerre, disastri naturali, stragi. Mi divertii a usare un certo Hitler come pedina per ammazzare più gente possibile. Ma niente di tutto ciò poteva colmare il vuoto che provavo. Tentai persino di riportarla in vita ma senza successo, ella non era più la stessa. Era come un vegetale senz'anima. E se non potevo farci qualcosa io chi poteva? La realtà mi colpì in pieno. La morte ti porta via tutto. Dopo non c'è assolutamente niente. Forse Lothen avrebbe potuto...?

    Passarono secoli dalla morte di lei e prima che potessi riprendermi. Con l'aiuto del mio amico Cahos, che tentava ogni giorno di tirarmi su di morale. Ora vedo gli umani per quello che sono, patetici esseri che muoiono dopo un centinaio d'anni. Che facciano quel che vogliono, non mi interessa più niente.

    Cahos però si divertiva a governare al mio posto combinando un disastro dietro l'altro. Vicino a Shibuya una città del Giappone, fece apparire una foresta piena di strani esseri. Sperava di portare confusione ma in poco tempo si adattarono tutti. Adesso infatti umani, mezzi lupi, mezze lumache... e tutte quelle razze che compongono questo pianeta, convivono tranquillamente assieme. Gli umani crescevano, mettevano da parte il razzismo, diventando più aperti verso le cose che non comprendevano.
    In quel periodo, Chocolate, la divinità della gola, fece anche venire una crisi economica altrove, per mancanza di cibo. Divorava tutto lei, noncurante del male che facesse. Ma un mese di sesso continuo con Vralia, le fece capire che avrebbe dovuto contenersi un po'.

    Vorrei poter dire: "È tutto qua", ma non è così. Non contento Cahos ha deciso di combinarne un'altra delle sue. Ha aperto delle porte che ha rinominato col suo stesso nome ma come dovrebbe essere scritto in un inglese corretto. Porte che permettono il viaggio tra vari mondi e altri tempi. Colette si è limitata a scuriosare, come suo solito. Del resto non potevo pretendere qualcosa, dalla Dea della Curiosità.
    Ma, io? Non feci niente. Non ero curioso, semplicemente, non mi importava più un bel niente. O dovrei dire, non mi importa? Sì, la mia storia finisce qua. È questo il tempo in cui viviamo noi Dei, ora. Non voglio dilungarmi altrove. È solo una perdita di tempo, nessuno può comprendere quello che provo dentro. Nessuno.

    Ora vado a dare a Vralia questo benedetto libro. O dovrei chiamarla agenda? Visto che, se l'aggiorno di tanto in tanto, prolunga le giornate di sesso. Non mi è rimasto che divertirmi e svagarmi, almeno credo...

    Edited by Josephine - 16/3/2019, 17:32
     
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