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CAPITOLO 3 - LO STURALAVANDINI
Poiché il mio lavoro di baby-sitter cominciava a piacermi, decisi di fare degli acquisti mirati per soddisfare le fantasie del ragazzino che mi era stato affidato, nonché le mie. Avevo sempre desiderato vestirmi da coniglietta di Playboy ed è quello che avrei fatto. Andai diretta in un sexy-shop dove comprai un completo da coniglietta che indossai una volta rimasta sola con il mio ragazzetto terribile. La caccia alla coniglietta poteva dirsi aperta. Dopo l'esperienza delle matite, ero preparata al peggio. In quel caso il peggio si materializzò sotto il sorriso malizioso del bimbo che comparve dalla porta del bagno colpendosi il palmo della mano con il manico di uno stura-lavandini.
- Guarda un po' cosa ho trovato, mi disse con fare compiaciuto.
Il manico in questione era bello lungo ma non troppo, aveva un discreto diametro e presentava come un rigonfiamento sulla punta.
- Prima ti faccio entrare questo e poi tutto il resto fino alla base. Dopo il trattamento che hai ricevuto l'altra volta con le penne, ricevere questo sarà uno scherzo per te, mi disse, facendomi l'occhiolino.
Aveva ragione. L'idea di prendere in culo pure quello, devo dire, non mi dispiaceva affatto.
- Va bene, tesoruccio. Però questa volta sii più delicato e, per piacere, usami la cortesia di lubrificarlo per bene. Altrimenti tu fai fatica e la tua Chiaretta sente male al sederino, gli raccomandai.
- Alla faccia del sederino, Chiaretta! Hai un sederone tale, ampio e rotondo e morbido pre che potrebbero entrarti cinque di questi manici, ribatté ingenuamente il ragazzino, con fanciullesco entusiasmo.
- Ecco, va bene, grazie del complimento, ma ne basta uno, non esageriamo, mi cautelai subito.
Dopodiché gli spiegai il modo migliore per venirmi dentro da dietro con quel coso.
- Una volta che l'avrai ben lubrificato, appoggiami la punta al buco del culo e comincia a spingere dando dei piccoli colpi continui e fai dei movimenti rotatori con il manico in modo che si assesti ben bene. Poi, una volta che sarà entrata la punta, infilalo fino in fondo.
Il pestifero ragazzetto ascoltava diligente e al termine della spiegazione mi rifilò un colpo con il manico sulla chiappa sinistra, come a dire, bando alle ciance e andiamo al sodo. Ebbe però un attimo di esitazione e mi chiese:
- A te non dispiace prenderlo sempre nel culo, vero?
- Ma no, figurati. Cosa vai a pensare che mi possa dispiacere? Sono abituata. Con te poi, anche se non lo fossi, dovrò abituarmici presto, suppongo, e gli diedi una carezza sulla guancia.
Rinfrancato e ringalluzzito, il ragazzino terribile andò diretto in bagno. Lo seguii e vidi che prendeva il sapone liquido di quelli che si utilizzano per l'igiene intimo.
- Questo andrà benissimo, disse sorridendo e ammiccando.
- Credo proprio di sì, confermai io.
Cosparse tutto il manico di sapone liquido e una volta terminata l'operazione lasciò lo stura-lavandini sulla lavatrice per tornare a riservarmi le sue attenzioni che si concretizzarono in una manata sulla chiappa, ancora la sinistra. E due, pensai.
- Forza, adesso tu ti metti qua davanti al lavandino e io ti sturo questo bel culo da favola, d'accordo?, mi fece, con fare sbrigativo e imperioso.
- Subito, tesoruccio!, risposi io forse più eccitata di lui e sinceramente emozionata per quella situazione in cui mi ero infilata un'altra volta.
Afferrai i bordi del lavello e guardai nello specchio la mia immagine riflessa. Le orecchie da coniglietta mi dogavano proprio, trovai. Mi rilassai completamente e mi preparai a ricevere il manico. Allargai solo un poco le gambe perché sapevo che non era poi necessario piegarmi a pecorina. L'avrei ricevuto con naturalezza, stando semplicemente in piedi. Solo mi alzai sulle punte dei piedi per rendere la cosa più eccitante.
Sentii la manina del discolo afferrarmi la chiappa sinistra, sempre lei, e con il pollice e il palmo discostarla dall'altra così da aprirmi e mostrare il buchino. Sentii la punta del manico appoggiata proprio lì, dove le carni si inoltrano nelle viscere. Lo sentii scivoloso e pronto a penetrarmi. Non riuscii a soffocare un miagolio di piacere.
- A te piace proprio farti inculare, osservò con perspicacia il ragazzetto.
Mi venne da ridere. Quando mi ricomposi, sussurrai:
- Oh, sì! Mi piace.
- E allora prendilo, esclamò il mio ragazzetto terribile e come gli avevo appena insegnato, iniziò a martellarmi il fondoschiena con il manico in modo da vincere la resistenza dello sfintere e penetrarmi senza che avessi alcun modo di oppormi.
Inoltre, i movimenti circolari facilitavano la penetrazione che si completò nel giro di pochi secondi.
- Ops, hai un principio di manico nel culo, Chiaretta, mi disse guardandomi allo specchio.
- Non è che ti faccio male, si sincerò il ragazzetto.
A quel punto io me ne uscii con una frase epica di quella da incorniciare.
- Quando stai per inculare una donna, non chiederle se le fa male. Vai fino in fondo. Se sente male o no sono solo cazzi suoi.
E così, come galvanizzato dalle mie parole, il ragazzetto terribile abbandonò ogni riguardo e prese a spingere con tutta la forza che possedeva. In un battibaleno, favorito dal sapone liquido, il manico mi fu infilato completamente nel culo, tanto che sentii con le chiappe la ventosa dello stura-lavandino. Non c'era più un solo millimetro che non mi fosse stato accomodato nelle viscere. Dovetti anche fare una faccia buffa, misto di piacere e sofferenza perché il ragazzetto prese a sghignazzare.
- E brava Chiaretta, che s'è presa in culo tutto il manico!, esclamò assestandomi uno schiaffone sulla chiappa destra e poi contemporaneamente su entrambe.
- Adesso guardati allo specchio e dì quello che sei: sono una rottainculo. Dillo! Coraggio, mi ordinò ed io non seppi oppormi, riuscendo anzi a fatica a contenere l'ilarità.
- Una rottainculo. Sono una rottainculo, mi ripetevo allo specchio.
Intanto, il ragazzino giocava con il mio popò. Faceva per estrarmi il manico e subito me lo infilava di nuovo entro. Me lo estraeva per intero, regalandomi un poi di sollievo e poi me lo infilava di nuovo, prima la punta e poi per intero. Lo rigirava e lo assestava nelle mie viscere con i movimenti che gli avevo insegnato. Era una sofferenza per me ma anche una goduria indescrivibile.
- Qui abbiamo da sturare un buco di culo. Vedi come te lo sturo per bene, Chiaretta, diceva il monello e intanto la mia passera si inondava di umori, tanto che tolse la presa del lavandino e con la sinistra iniziai a strofinarmi il clitoride.
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